Quando l’Intelligenza Artificiale raggiungerà il punto critico, il mondo cambierà?

Negli ultimi anni abbiamo potuto constatare che cambiamento sociale e cambiamento dei consumi sono spesso caratterizzati da una straordinaria velocità di diffusione e dalla capacità di  trasformarsi in fenomeni globali.

In termini comportamentali alcuni trend, supportati da potenti strategie di marketing, sono arrivati a diventare virali e questa caratteristica è quanto mai attuale e non casuale.

La diffusione di un trend, che si tratti di moda, intrattenimento o stile di vita, porta ad intensificare l’attività delle persone in alcuni ambiti specifici, fisici o virtuali, in parallelo aumenta la domanda di prodotti e servizi connessi e aumenta anche il fattore di diffusione del trend stesso. Come spiega bene Malcolm Gladwell nel libro The tipping point, quando si raggiunge il punto critico si raggiunge quella soglia oltre la quale è possibile ottenere un effetto a valanga.

Questo fenomeno è evidente nei processi biologici di diffusione virale, ma quantomeno stupisce un po’ che il fenomeno sia replicabile, in modalità pressoché identiche, anche nel mondo reale soprattutto se coadiuvato da strategie di marketing.

Quando emerge la domanda di un servizio o di un prodotto in maniera massiva, l’efficienza del processo di accesso a tali risorse e servizi determina il raggiungimento del punto critico di diffusione e determina anche la qualità percepita del servizio o prodotto.

Il gap fra domanda e offerta non è più un costo ammissibile in quanto siamo ormai in un’epoca in cui è possibile prevedere come cambierà nel tempo la domanda e attuare strategie adattive di offerta. Le strategie commerciali predittive abbinate ad una conoscenza dell’audience e del suo comportamento sono condizioni che stanno determinando il successo di alcune realtà e la scomparsa di altre dal mercato.
Saper cogliere, controllare e rispondere in maniera tempestiva e automatizzata, alle domande emergenti o al cambiamento nel comportamento della domanda è una delle sfide più importanti anche per il retail.

L’automazione dei processi nel retail interessa molti aspetti che vanno dall’accesso al punto vendita all’esperienza di prodotto fino a toccare il momento del post-acquisto, del consumo e della richiesta di supporto.

L'analisi del pubblico in tempo reale, le scaffalature digitali, le superfici interattive e le interfacce touch-less, sono alcuni esempi di come sta cambiando l'approccio per modellare l'esperienza in ambito retail.

Esperienze automatizzate e automazione del retail

Le esperienze automatizzate e l'automazione del retail sembrano essere sempre più applicate a una vasta gamma di prodotti e servizi.

Radar, telecamere, sensori per il riconoscimento vocale e del peso sono solo alcune delle soluzioni utili per acquisire una profonda conoscenza del contesto retail e del pubblico di riferimento.
Questa conoscenza consente di controllare, categorizzare, analizzare e infine modellare pattern in grado di generare una catena automatizzata di eventi prevedibili e misurabili.

Questo può far pensare che, in un regime quotidiano di azioni e risposte programmate o automatizzate al fine di rendere efficienti i servizi, si rischi di rendere l’esperienza umana imbrigliata o filtrata benché sicura e performante.

L’intelligenza artificiale e implicazioni su comportamento e società

Si potrebbe pensare che la codificazione dell’esperienza in pattern riconoscibili anche per l’intelligenza artificiale ci stia portando ad adattare il nostro linguaggio per agevolare e sostenere questo dialogo con le macchine. Perché queste riescano a riconoscerci e rispondere a comandi semplici o di discreta complessità, dobbiamo in qualche modo trasformare linguaggio verbale, gestuale e vocale in metalinguaggi capaci di essere associati a informazioni e traducibili dunque in risposte e risultati.

Che l’integrazione fra il mondo digitale e reale sia ormai pienamente in atto e in continua evoluzione è ormai evidente a tutti, il training accelerato dalla pandemia ha prodotto una vasta evangelizzazione dei benefici portati dalla digitalizzazione e dalla trasposizione virtuale di alcune esperienze.
È fuori da ogni dubbio che, in situazioni di emergenza, il digitale e il virtuale siano la via preferenziale oltre che ragionevole, ma prima di consegnare l’esperienza ad una automatizzazione vissuta nel quotidiano è sensato fare qualche riflessione in più.

Quali sono i benefici dell’automazione del retail?

Quando l’esperienza è automatizzata da un rapporto efficiente di dialogo fra macchina e uomo il risultato può rivelarsi senz’altro un beneficio. Si tratta di situazioni in cui è necessaria la raccolta di informazioni in tempo reale per una gestione efficiente del traffico delle persone, situazioni in cui è necessario preservare qualità specifiche dell’ambiente o situazioni in cui è necessario ridurre la presenza fisica dell’uomo o il suo impatto sull’ambiente.

Condividere informazioni, comportarsi in maniera procedurale e collaborativa è qualcosa che può essere riprodotto o replicato da una macchina è può portare evidenti vantaggi.
Comportarsi con empatia è una attitudine preziosa che difficilmente può essere attribuita ad una macchina.

Quando l’esperienza diventa automatizzata senza una reale finalità pro-social,  presumibilmente siamo di fronte ad un'esperienza controllata e semplificata ai fini più disparati che vanno dall’intrattenimento alla distrazione.
In questo caso si può avere un’esperienza automatizzata ma forse impoverita e con altre finalità non propriamente utili per chi ne sta facendo uso.

Se vogliamo aggiungere un guizzo provocatorio ma non distante dalla pura realtà, possiamo dire che l’esperienza automatizzata di questo tipo può avere lo scopo di generare dati attraverso le persone.
Tali dati, in quanto testimonianza di una traccia seppur minima di coinvolgimento o contatto, diventano monetizzabili perché hanno il potere intrinseco di moltiplicarsi in maniera esponenziale sulla base di fattori emotivi.

Ed eccoci finalmente a quello che può essere, con discreti e auspicabili limiti, non automatizzabile del tutto e che avrà sempre una lieve forma di resistenza da opporre alla più efficiente strategia di predizione: i sentimenti, gli eventi, gli accadimenti, la vita reale, l'etica.

Collegare cervello umano e intelligenza artificiale è la più recente e controversa sfida portata avanti da Facebook Reality Labs ed Elon Musk con Neuralink, e siamo solo all'inizio di una serie innumerevole di domande da porsi e fra queste la più autorevole sarebbe di Philip Dick: Ma gli androidi sognano pecore elettriche? 

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