Linguaggio del corpo e computer vision: come evolve la User experience

Le espressioni facciali sono state oggetto di studio approfondito e costituiscono spesso la primaria fonte di informazione rispetto ad un interlocutore o una persona che si sta osservando. Ma cosa cambia quando ad osservare l’uomo è un computer?
L’occhio umano è una macchina perfetta per analizzare le immagini da un punto di vista tecnico, semiotico ed emozionale, così come è lo strumento perfetto per analizzare il linguaggio del corpo.
Il linguaggio del corpo rappresenta l’informazione di primo livello colta dal senso della vista e poi tradotta in giudizio razionale o emozione dal cervello. Proviamo a sostituire occhi e cervello con il corrispettivo tecnologico digitale e avremo un assaggio di quanto si rivela come il presente o si sta prospettando come il futuro più prossimo.
Quando guardiamo un’immagine siamo in grado di assegnarla ad una categoria, quando osserviamo un gesto o un’espressione siamo in grado di assegnare un significato. A volte il significato di un gesto rappresenta un sedimento culturale ma nella maggior parte dei casi può essere ricondotto ad un linguaggio che viene praticato quotidianamente ed è stato ormai codificato come universale anche grazie al digitale e ai media.

Le aree prossemiche secondo la computer vision

L’analisi tecnica delle immagini è già da tempo dominio anche delle macchine, ma i gesti e i movimenti del corpo sono diventati nell’ultimo decennio punto centrale di studio e di ricerca per la computer vision.
Riconoscere il linguaggio del corpo attraverso un computer, attribuire un significato ad un particolare movimento significa poter mettere in relazione e comunicazione l’uomo con un intermediario (il computer) in grado di processare le informazioni, aggregarle, analizzarle in tempo reale e gestirle per elaborare feedback, azioni specifiche, risposte, informazioni e pseudo-conversazioni.
La computer vision è riuscita in qualche modo anche a riparametrare le cosiddette aree della prossemica. Per fare qualche esempio, quella che si definisce area intima, vicinanza, può corrispondere, nella relazione fra uomo e device, al riconoscimento e alla possibilità di sbloccare un’azione o un contenuto. Quando si verifica una relazione di prossimità in questa area verosimilmente siamo di fronte ad un interesse reale o ad una relazione fra persona e oggetto che può essere interpretato come possesso o appartenenza.
L’area personale, l’area sociale e l’area pubblica diventano sempre di più oggetto di analisi computerizzata soprattutto in questo recente scenario dominato dalla paura del contagio da COVID 19 che ha reso il tracking delle persone e la misurazione della distanza sociale come un prerequisito per la sicurezza e la salute pubblica.
Se prima l’area personale e quella sociale erano da intendersi come la distanza che “scegliamo” di mettere fra noi e gli altri, ora queste diventano aree spesso sottoposte a regolamentazione e controllo da parte di figure preposte al controllo o sono regolate da macchine in grado di analizzare tecnicamente le immagini.
Indubbiamente se osserviamo tutto questo da una prospettiva segnata dall’emergenza pandemica, quello che ne deriva è l’immagine di una realtà distopica degna delle visioni apocalittiche di Huxley o Orwell.
Se invece adottiamo una prospettiva guidata dal lume dell’innovazione, lo scenario può essere quello utopico in cui l’elaborazione e l’analisi tecnica delle immagini consente di raggiungere alti standard di sicurezza e alti standard qualitativi nei servizi, pensiamo ad esempio al settore automobilistico, alla domotica, al settore dei trasporti, quello sanitario e anche a quello educativo.

Natural User Interface e Interfaccia Utente Touchless

Il riconoscimento del corpo, della voce, dei gesti e della posizione nello spazio consente di sviluppare interfacce naturali che annullano qualsiasi interferenza tecnologica nell’esperienza.
Questo ci porta ad aprire un approfondimento sul concetto di Natural User Interface e Interfaccia Utente Touchless.
Un gesto è un movimento del corpo che contiene informazioni e questa è la premessa il linguaggio umano (e animale in senso esteso) ma su questa premessa si basa anche il design di servizi che adottano un approccio che punta sulla Natural User Interface.
La prerogativa di questo approccio è quella di permettere un’ interazione “seamless” fra uomo e macchina facendo scomparire l’interfaccia e lasciando che affiori solo l’esperienza come forma di contenuto.

Il riconoscimento del corpo e dei gesti può essere basato sull’utilizzo di fotocamere, sensori o altri dispositivi in grado di rilevare dati ai quali viene attribuito un valore.
Questa analisi tecnica delle immagini o del movimento compiuta naturalmente dall’occhio umano può essere svolta dalle macchine secondo due approcci distinti. Un approccio si basa sulla raccolta di immagini, che rapportate ad un database di confronto consente di attribuire un dato e un significato all’immagine raccolta. Il secondo approccio si basa sull’identificazione dello scheletro e dunque risulta più veloce e preciso perché si basa su punti e coordinate che corrispondono ad una codifica gestuale ben riconoscibile. Questo approccio è infatti adottato dal settore dei giochi che non può prescindere dalla velocità di risposta, dalla precisione e consente di cogliere e interpretare una vasta gamma di gesti.

L’interfaccia Utente Touchless (TUI) si basa sulla premessa che, con l’utilizzo di camere, sensori 3D e computer vision, ci sia una comprensione del movimento o delle azioni gestuali o vocali. Questo vuol dire che non è necessario alcun contatto con i device ma può essere sufficiente un gesto o un input vocale per attivare un feedback di risposta di qualsiasi tipo.
Le tecniche di riconoscimento del comportamento umano possono essere variamente impiegate per migliorare servizi, renderli più accessibili e sicuramente più sicuri da un punto di vista sanitario.
Scopri come l’utilizzo di sensori spaziali può migliorare la gestione delle code.

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